Cos’è il native advertising e perché viene considerato uno dei migliori mezzi per pubblicizzare il proprio brand? In questo articolo non solo scoprirai la definizione di questo termine, ma troverai anche alcuni esempi di campagne di successo da cui prendere spunto.
Native advertising: definizione
La traduzione di queste due parole già ci aiuta a comprenderne il significato. Infatti quella che tradurremmo come “pubblicità nativa”, rappresenta appunto un tipo di pubblicità “nata”, quindi realizzata appositamente per il tipo di canale sul quale verrà pubblicata.
Più precisamente, questo tipo di pubblicità non ha nulla a che vedere con i classici banner e pop-up, ma è caratterizzata da un format in perfetta linea con i contenuti già presenti sul blog, sul sito web, sul giornale o sul profilo social in cui verrà pubblicata.
Dunque si tratta di una pubblicità “camaleontica”?
Quasi. Una delle caratteristiche principali del native advertising è quella di dichiarare esplicitamente la partnership pubblicitaria all’inizio, alla fine o persino ancora prima di accedere al prodotto editoriale, come puoi osservare sul sito web di Wired.
Presta attenzione a questo aspetto, perché spesso è proprio la dichiarazione della collaborazione tra il brand e il media di riferimento a fare la differenza nell’esperienza dell’utente.
Essendo quest’ultimo consapevole della partnership infatti, non si sentirà affatto infastidito o “ingannato” trovando riferimenti pubblicitari all’interno del prodotto editoriale.
Ma a proposito del prodotto editoriale, com’è possibile raggiungere un perfetto punto d’incontro tra il format del media e il contenuto di vendita senza che appaia come una semplice promo?
Native advertising online: ecco a cosa devi prestare attenzione
Una native ads realizzata a regola d’arte deve rispettare un requisito fondamentale: fare in modo che la linea che separa il contenuto informativo da quello pubblicitario sia quanto più sottile possibile.
L’utente deve sentirsi appagato visionando quel contenuto proprio come se fosse un prodotto qualsiasi del giornale/blog/influencer a cui è interessato. Per questo le native ads devono prima di tutto essere soddisfacenti dal punto di vista informativo, senza ovviamente escludere la presenza la classica call to action.
Il segreto sta proprio nel trovare il modo di diffondere i valori del brand sponsorizzato, associandoli a quelli del media di riferimento. Raggiungere quest’obiettivo non è affatto semplice, ma non è nemmeno impossibile!
Esistono vari esempi di native advertising in cui troviamo le collaborazioni più inaspettate. Ecco ad esempio come un marchio di whiskey scozzese è riuscito a fare native advertising su Forbes senza risultare inopportuno!
Esempi di Native Advertising: come un marchio di whiskey scozzese è riuscito a fare pubblicità su Forbes
Ecco un chiaro esempio di native advertising di successo. Come puoi notare, sono presenti tutti gli elementi tipici di una native ADS. Già all’inizio dell’articolo è dichiarata espressamente la partnership del marchio in questione con Forbes, in modo tale da mettere subito l’utente al corrente del tipo di contenuto di cui sta usufruendo.
Come sono distribuiti gli argomenti all’interno dell’articolo?
I temi principali ruotano attorno alla sostenibilità e a quanto le scelte innovative compiute nel passato da grandi imprenditori abbiano influito positivamente sul presente. Un tema in perfetto stile Forbes insomma!
In questo caso Macallan (il marchio in questione) è riuscito a collegare perfettamente quei valori alla propria visione aziendale, parlando dei suoi metodi di produzione ecosostenibili e delle sue migliori qualità di whiskey, realizzate nello scorso secolo.
Una call to action finale si rivela “ciliegina sulla torta” tutt’altro che inopportuna, ma perfettamente inserita nel contesto.
Native advertising in Italia: attenzione a non commettere errori!
In tanti paesi come il nostro, esistono controlli rigidi che puniscono severamente le testate giornalistiche che non riescono a rispettare quella linea sottile che separa contenuto informativo e pubblicità.
Infatti non è poi così insolito che una native ads venga scambiata per “pubblicità occulta”. Questo accade principalmente o perché non è stata esplicitata chiaramente la collaborazione, o perché non è stato utilizzato un copy adeguato.
Ecco perché, se anche tu senti la necessità di voler sfruttare questo strumento di marketing potentissimo per aumentare la tua brand awareness, avrai bisogno di rivolgerti ad un’agenzia qualificata in questo campo.
Perciò prima di commettere errori che potrebbero danneggiare la tua immagine (e quella del media con cui collabori) invece di migliorarla, richiedi subito un appuntamento conoscitivo nella nostra sede o in video-call per una consulenza mirata al raggiungimento dei tuoi obiettivi.
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Un obiettivo, senza un piano, rimane solo un desiderio.